PRESTI CHE È TARDI
Gli avvenimenti politici
di questa settimana, a Milazzo, dicono solo una cosa: le trattative fervono dietro
l’apparente calma. A parte Carmelo Formica (appoggiato ufficialmente dall’Udc),
che già si sapeva che sarebbe sceso in campo, e che ha fatto parlare di sé per
la proposta di spostare il depuratore di Ponente a Giammoro (si suppone abbia
già risolto la cosa con amministratori e cittadini di Pace del Mela),
recuperando così al suo meglio la costiera tipicamente balneare della città; a
parte la sostanziale marcia indietro di Marano, che è stato letteralmente
rovinato dalla lontananza della fine di settembre (data dell’incendio alla
raffineria) dalle elezioni (al suo comizio non c’era nessuno, per cui il povero
neo-ambientalista ha pronunciato le fatidiche parole di chi capisce la mala
parata: “la città non ci merita”); a parte il ritrovato idillio di Giovanni
Formica e Beppe Picciolo, alla faccia di primarie e feste (forzate) della
democrazia, tanto che pare si sia pure scoperta una vaga cuginanza nel nome di
comuni ascendenti sampietrini tra i due, che ormai sembrano come il Gatto e la
Volpe (restando pur sempre da capire come distribuire i due ruoli tra loro); a
parte il sostanziale fermo della palla (apparentemente) nel campo del sindaco
uscente, dopo la netta vittoria della non-battaglia delle primarie, che fa
prevedere anche una sua stra-vittoria, con la “presa” del simbolo, visto anche
il repentino ripiego dell’ex diessino (e mala tempora currunt anche a Roma, per
gli ex diessini) Formica sulla lista civica (peraltro perfino l’autorità suprema
anti-corruzione Cantone parla di revisione della legge Severino, ormai, in
senso non repressivo per i non condannati in via definitiva: e quindi nemmeno
quel pretesto si potrebbe opporre a Pino); a parte la discesa in campo anche
del Psi, con la giovane brunetta occhialuta dai lunghi capelli lisci Barbara La
Rosa, oriunda mamertina che ha aperto la sede d’ordinanza in via Tre Monti,
facendo almeno capire che la quota rosa sarà rappresentata, alle prossime urne
(e innalzando un po’ il livello estetico di una competizione di facce scarsine);
a parte le solite riunioni nei bar cittadini –quanti affari, per adesso!- dei
raccoglitori di candidature per le liste che, anche dall’altra parte, si stanno
formando (immarcescibile ai blocchi di partenza il solito, incorreggibile
Lorenzo Italiano, che sotto traccia cerca di profittare dell’effetto-sommergibile,
per riemergere dall’oblio ad hoc, alla faccia della sconfitta del 2010); a
parte tutto questo, la cosa più rilevante in settimana pare sia stata la discesa
in campo di Salvo Presti, anche lui a scavalcare le primarie e, di fatto, il
Pd. Preceduta, questa discesa, da una lettera infastidita ai vertici del
proprio partito –reo di non risolvere i contrasti locali-, ed in particolare ai
propri referenti renziani. Gli stessi che si erano sostenuti fin dalla prima
ora, con l’associazione ci cui Presti è l’espressione, il “Big Bang”. Ma quelli
erano i tempi della rottamazione. Dello slancio civico, magari, come a
Barcellona col movimento “Città Aperta”, che ha candidato, vincendo, Maria
Teresa Collica. Ma quei tempi sono finiti, cari ragazzi (almeno politicamente
questi lo sono tutti, ragazzi). Il Sistema ha rinserrato i ranghi, se non ve ne
siete accorti. Col vostro ammirato Renzi, proprio così. E lui, carissimi, vi ha
prontamente scaricato per andare sul sicuro, per puntare sui politici di
vecchio corso. Su quelli che portano pacchetti di voti, che sanno come si forma
il consenso, dalle nostre parti. Se prima vi aveva usato per scalare il
Palazzo, il renzismo ora vi ignora. Ed infatti la lettera del regista è rimasta
senza risposta: per cui lui, certo deluso, ha deciso di fare come l’ex rivale
Formica, andando avanti con una civica. E chiedendo il voto d’opinione,
evidentemente, quello desideroso di cambiare e di ringiovanire. Ma come, caro
Presti? Non vedi com’è finita alla Collica in questi stessi giorni? Non vedi
che il Pd l’ha fatta fuori (vorrei dire “anche a lei”)? Forse, caro Presti, per
fare i paladini del cambiamento “dal basso” (diceva una volta Accorinti a
Messina, anche lì tanto, tanto tempo fa) è un po’ tardi, no? O pensavi, o
pensavate, forse che Renzi volesse questo davvero? Non avevate capito che era
solo un ambizioso, ma più conservatore di uno di destra? Vabbe’, eravate
inesperti, ve la passo: d’altronde si vede già da come siete stati “trainati”
da Formica nella barzelletta delle primarie. Ma ora, se dovete fare quelli del
cambiamento, quelli di sinistra davvero, fatelo pure: il tempo c’è. Magari,
così, con una campagna elettorale aggressiva, rimediate alla mancanza di
sostegno da parte dei portatori di voti del pagnottismo sempre imperante, compensate
la vostra solitudine, e ve lo guadagnate davvero, qualche voto d’opinione. Però
dovete fare quelli progressisti. Magari perfino di sinistra. Che faccio, mi
metto l’anima in pace?
Pippo Lo Strummo
(articolo pubblicato anche sulla rivista "Lo Skarabeo", formato Newsletter, n. 92 del 19.3.2015)