Se il risultato ad occhiali che è uscito sulla ruota del Grotta Polifemo nel turno infrasettimanale -in assoluto, il sedicesimo-, al termine della tenzone fra Milazzo e Perugia, sia un vanto o un rammarico per i locali, è questione affine al famoso bicchiere pieno -o vuoto, secondo opinione- a metà. In verità l'avversario di giornata, per il Milazzo, era prestigioso: la prima squadra, nella storia del calcio italiano, ad aver terminato un campionato di Serie A imbattuta (era la stagione 1978-79, nella quale peraltro i biancorossi di Castagner finirono secondi dietro al Milan). Però le nobili decadute, specie negli ultimi anni accecate spesso da smanie di nuova grandezza tali da far sbarellare i bilanci, vanno riempiendo varie categorie non consoni al loro blasone. E spesso senza squilli di tromba, anzi. Infatti, alla fine, ciò che il Perugia ha fatto vedere a Milazzo non è sembrato trascendentale. Venuto al "Polifemo" con una squadra senza nomi altisonanti, ma con gente "di categoria", la cui carta d'identità testimoniava una evidente esperienza, il complesso di Battistini si presentava ai mamertini anche con una classifica brillante (era secondo a un solo punto dall'Aquila capolista) e quindi faceva onestamente paura, specie viste le assenze di tre titolari fra i milazzesi (N'zè, Bucolo e soprattutto il giocatore migliore del team rossoblù, Proietti). Ma a conti fatti le palle gol degli ospiti sono state meno, e quasi tutte meno nette, di quelle costruite dai giocatori di Catalano. Il quale, però, deve arrangiarsi con il solito attacco spuntato e può fare abbastanza poco per forzare difese ordinate, decise ed esperte come quella ospite: è già tanto, appunto, avere sfiorato la rete in varie occasioni (Fiore nel primo tempo e Spilabotte nel secondo sono stati i più pericolosi, ma sempre dalla distanza, mentre nel finale il rientrante Cuomo di testa si è avvicinato alla rete tanto quanto, sempre di testa, aveva fatto il perugino Zanchi poco prima). Al termine del match, dunque, rimaneva il dubbio: punto perso o guadagnato?
fas
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