Gli incipienti rigori della stagione che va declinando verso il pieno autunno invitano a indossare qualche indumento in più e lasciano in bocca l'amarostico sapore della bella stagione ormai perduta: così il Milazzo ha pensato bene, coerentemente alla metafora, di intristirsi e intristire, anche con due clamorosi rigori gettati alle ortiche, lo sparuto pubblico presente nel turno infrasettimanale al Grotta di Polifemo, lasciando disco verde all'Aquila e costringendosi, d'ora in poi, a indossare gli abiti più pesanti, sperando siano utili ad affrontare le peggiori bufere e tempeste preannunciate dalla prospettiva di un davvero problematico inseguimento alla salvezza. I timidi segnali di ripresa di Catanzaro sono subito smentiti, infatti, contro gli abruzzesi, che vanno in vantaggio al 2° con un tap-in di Giglio sulla respinta corta (ad opera di Croce con l'aiuto del palo) di un calcio di punizione battuto da Carcione. Solo sei minuti e il Milazzo può raddrizzare le sorti dell'incontro, ma il rigore di Bucolo, concesso per un mani in mischia ad opera di Garaffoni, è calciato con sciatteria addosso al portiere avversario. La partita si trascina povera di contenuti tecnico-tattici, con l'Aquila che controlla sornione i locali e qualche sprazzo di Proietti, che appare l'unico atleta degno di menzione tra i 22 in campo: sua la giocata più bella della partita, al 4° della ripresa, con una splendida conclusione di sinistro che costringe alla grande parata il portiere aquilano. Ma neanche Proietti riesce a frenare il placido volo dell'Aquila, pur avendo la più ghiotta delle occasioni per farlo a soli dieci minuti dal termine: il nuovo rigore, stavolta concesso per atterramento in area di Cuomo, risulta un sordo tonfo tra le braccia del portiere ospite. E lo stesso sordo e cupo impatto sembra avere questa sconfitta sul destino del campionato di un Milazzo sempre più piccolo.
fas
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